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ORA E SEMPRE RESISTENZA

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giovedì 10 novembre 2011

Ciao Gino


 
La nostra morte non è una fine 
se possiamo vivere nei nostri figli
e nella giovane generazione.
Perchè essi sono noi:  i nostri corpi 
non sono che le foglie appassite 
sull'albero della vita.
   
                                       A. Einstein



si racconta che nel ricordo 
la persona continua a vivere

ciao Gino

E' morta la partigiana Nori Brambilla Pesce




E' morta Nori Brambilla Pesce, partigiana e moglie di Giovanni Pesce, comandante partigiano, con il nome di battaglia di «Visone» e medaglia d'oro al valor militare. Il sindaco di MIlano Giuliano Pisapia ha espresso il suo cordoglio: «Era una donna eccezionale, che ha avuto un ruolo importante nella storia di Milano e di tutto il nostro Paese. La sua scomparsa addolora me e tutta la città. Non dimenticheremo il suo esempio. Da ragazza lottò per la libertà insieme a suo marito Giovanni e questo le fece guadagnare, a prezzo di grandi sofferenze personali, la medaglia d’argento alla Resistenza». In uno dei miei primi atti da sindaco di Milano Pisapia andò a trovare proprio Nori Brambilla Pesce.
 
Chi era Nori Pesce

Onorina Brambilla nasce nel 1924. Dopo l’8 settembre 1943 entra a far parte dei gruppi di difesa della donna, ai quali durante la Resistenza si sono aggregate numerosissime donne per supportare i partigiani in molti modi, soprattutto per la distribuzione della stampa clandestina e come staffette,
cioè per portare ordini tra le diverse formazioni. Successivamente entra nella terza brigata GAP (Gruppi di Azione Patriottica), una formazione che agisce nelle città e che compie principalmente azioni di disturbo e di sabotaggio, per colpire le spie ed i collaborazionisti. Viene arrestata il 12 settembre 1944 a Milano, dalle S.S., nel corso di un’imboscata tesa a catturare il comandante della terza brigata GAP, Giovanni Pesce, che in seguito diverrà suo marito. Viene portata al carcere di Monza e, dopo due mesi, è trasferita al carcere di San Vittore di Milano. Dopo soli due giorni viene deportata al Lager di Bolzano, dove arriva l’11 novembre 1944. A Bolzano è sottoposta alle procedure d’ingresso: spoliazione, immatricolazione (n. 6087 e triangolo rosso, proprio dei deportati per motivi politici), vestizione. Viene poi assegnata al blocco delle donne. Onorina in un primo tempo lavora all’interno del campo, in sartoria; cuce gli indumenti laceri dei deportati che provengono dalla lavanderia. In seguito, avendo chiesto di andare a lavorare fuori dal campo, è assegnata alla raccolta della legna, alle pulizie della caserma della Wermacht ed alle mansioni più disparate. Il Lager di Bolzano è liberato il 30 aprile 1945. La giovane, insieme ad altri compagni ,decide di non aspettare i camion degli alleati che avrebbero riportato a casa i deportati, e lascia il Lager a piedi. Cammina per 5 giorni: attraversa la Valle di Non, il passo della Mendola sotto la neve.
Al Tonale trova i mezzi inviati ai deportati per il rientro nelle loro città. Il 7 maggio arriva a Milano.

(tratto da Liberoinformato e redazione Milano online)