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ORA E SEMPRE RESISTENZA

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mercoledì 29 agosto 2018

RICORRENZA SGANCIO BOMBA ATOMICA SU HIROSHIMA ( A.N.P.I. SPINEA 2018)

RICORRENZA SGANCIO BOMBA ATOMICA SU HIROSCIMA
Inaugurazione mostra Atomica di Bruno Tonolo a Spinea

CANSIGLIO 2017

                                  
PARTECIPAZIONE A.N.P.I. SPINEA  CANSIGLIO 2017





mercoledì 1 agosto 2018

UNA FERMATA PER LA PACE - PIKADONBUS


UNA FERMATA PER LA PACE - PIKADONBUS

PikadonBus
una fermata per la Pace

4, 5, 6, 9.08.2018 | V edizione

A 73 anni dallo sgancio della bomba atomica un autobus allestito a mostra 
perché la Pace torni a marciare nel nostro quotidiano. 

ti.perlapace@gmail.com





Con il Tavolo Intercomunale per la Pace di Mira, Mirano, Noale e Spinea ci impegniamo come da cinque anni a questa parte per ricordare ad Agosto ciò che nel 1945 fu e che non vogliamo si ripeta. 


Quest’anno, in collaborazione con STORICBUS e l’associazione “La Filovia”, un autobus urbano di interesse storico e collezionistico iscritto all’ASI (modello Menarini Monocar 201/1 NU del 1983) viaggerà, allestito a mostra, per i Comuni di Venezia, Spinea, Mira, Salzano, Noale, Mirano, al fine di raggiungere con modalità nuove quante più persone possibili e sensibilizzare sul disarmo atomico.


 



In collaborazione con le amministrazioni comunali (Mira, Mirano, Spinea, Noale, Dolo) e le associazioni aderenti al Tavolo Intercomunale per la Pace, Cooperativa Solidalia, Cinema Bersaglieri, le parrocchie, l'Associazione Buddista Soka Gakkai.

Con il sostegno: Acli Provinciali Venezia, SPI CGIL Mira e Spinea, ANPI, Falegnameria Frasson







Un Mondo libero da armi nucleari
Mancano solo 150 secondi alla fine del Mondo: i cambiamenti climatici uniti alle minacce di guerre nucleari hanno fatto avanzare la lancetta metaforica del Doomsday Clock di trenta secondi alla Federation of Atomic Scientists: “l’orologio del giudizio universale” che dal 1947 si occupa di dire con le sue lancette l’intervallo di tempo che ci separa dalla mezzanotte simbolica della fine del mondo; solo nel 1953, per la decisione di sviluppare armi termonucleari, l'orologio era così avanzato.

Non siamo dei catastrofisti, non siamo neppure delle nuove Cassandre, ma è l'amara realtà che vorremmo non vedere: oggi più che mai è fondamentale ricordare la dimensione storica e l'immaginario ad essa collegato della bomba atomica che 73 anni fa colpì Hiroshima e Nagasaki, il significato della sofferenza, la potenza del dolore, il trauma di quei bombardamenti e di quello che potrebbe provocare se utilizzata: la distruzione del genere umano per la vergognosa idea di pretendere il potere di sprecare la propria energia per annientare l'altro.

Non possiamo essere meri spettatori di contrasti e conflitti che vediamo quotidianamente, abbiamo bisogno della voce di tutti per rialzare al vento le bandiere arcobaleno, perché la Pace torni a marciare nel nostro quotidiano nella speranza e nella convinzione di voler essere e restare umani.
Ma a chi servono e a che cosa servono le bombe atomiche?
Certamente non servono a Madre Terra, già devastata da tutte le radiazioni sprigionate non solo a Hiroshima e Nagasaki, ma anche con tutte le sperimentazioni fatte con bombe nucleari potentissime. Certamente non servono alle popolazioni di qualsiasi paese e di qualsiasi connotazione politica. I sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, gli Hibakusha, hanno dedicato la loro vita a testimoniare questo.
Le bombe nucleari vanno oltre la capacità umana di poterle controllare riguardo agli obiettivi e soprattutto riguardo alle conseguenze. Le atomiche sono in mano alla conoscenza e alle decisioni di pochissime persone al mondo, fuori da ogni possibilità di controllo democratico.
La gestione del nucleare è circondata dal segreto degli Stati. Sono tanti gli incidenti di cui non sappiamo nulla. La stragrande maggioranza delle popolazioni a livello mondiale è per l’eliminazione delle bombe atomiche.
L’Italia, insieme a quasi tutti gli Stati del mondo, ha aderito al Trattato di Non Proliferazione entrato in vigore nel 1970, ma i cui obiettivi da tempo rimangono inceppati, anzi si vogliono ammodernare le vecchie bombe nucleari, anche quelle presenti in Italia. Con gli altri membri della Nato, il nostro paese ha rifiutato di aderire a questo nuovo Trattato di proibizione. Nel Mondo ci sono ancora circa 23.000 armi atomiche di cui quasi 100 in Italia nelle basi di Aviano e Ghedi
Questo anno lo scopo è la creazione di un movimento di opinione per la ratifica da parte di tutti gli Stati del Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari(TPNW) approvato all’ONU il 7 luglio 2017 e, con la campagna #ItaliaRipensacichiedere al governo italiano di firmare questo trattato.
Per promuovere una solidarietà popolare globale volta all’eliminazione completa e definitiva delle armi nucleari è essenziale sensibilizzare e raggiungere un gran numero di persone e organizzazioni.
Il vero “nemico”, infatti, non sono le armi nucleari in quanto tali, né gli stati che le possiedono o le costruiscono, bensì il modo di pensare che le giustifica: considerare accettabile l’opzione “annientamento totale” degli altri.
Indigniamoci e poi impegniamoci, e riportiamo quelle lancette indietro: dipende solo da noi.
Mostra itinerante
PikadonoBus
Perché PikadonBus? Pikadon è formato da due parole pika (lampo) e don (tuono).
Tuttavia c'è una differenza sostanziale dal punto di vita linguistico: noi occidentali la chiamiamo "bomba atomica" per il fatto che abbiamo acquisito già da tempo questo concetto scientifico che denota una maggior generalizzazione
 e astrazione rispetto al pikadon giapponese che esprime un concetto legato alla concretezza e alla realtà meno scientifico, ma più vicino  alle loro sofferenze.

Aggiungi didascalia



Programma

Sabato 4.08
dalle 8,00 alle 16,00 | Spinea | Sagrato SS. Vito e Modesto

h. 9,00 Apertura mostra itinerante dentro all'autobus

h. 10,30 Flash-mob Soka Gakkai, (Bar BACIO NERO) - p.zza Fermi

h. 11.30 Apertura mostra di Bruno Tonolo “ATOMICA”, SpazioTRE Cinema Bersaglieri (visitabile tutti i giorni dal 4.08 all’11.08 dalle 17.30 alle 19.30)

dalle 17.30 alle 20,00 | Mira | P.zza IX Martiri
Apertura mostra itinerante con intervento di Lisa Clark, co-presidente dell'International Peace Bureau e coordinatrice per il disarmo nucleare di Rete Disarmo

h. 18,15 FlashMob a cura dell'Associazione Soka Gakkai

dalle 17.30 alle 18.30 letture sul tema della pace proposte dal “Circolo Auser: Peppino Impastato” di Mira con intrattenimento musicale

dalle 18.30 alle 19.00  verranno fatte fluttuare sulle fontane dalla P.zza del Comune delle lanterne rosse, tipico rito giapponese di commemorare i morti.

dalle 21,00 alle 23,00   | Spinea | Parco Nuove Gemme
Spettacolo teatrale (*) StorieAtomiche, epigoni di una bomba con introduzione di Lisa Clark

Domenica 5.08
dalle 9,00 alle 11,00   
Salzano | Sagrato S. Bartolomeo
apertura mostra itinerante dento l'autobus

h. 10,30 Flash-mob a cura dell'Associazione Soka Gakkai, 

dalle 11.30 alle 13,00 | Marghera | Parrocchia della Resurrezione, Cita
apertura mostra itinerante dentro l'autobus

Lunedì 6.08
h. 8.15 | Tutti i comuni
Rintocco 43 suoni delle campane

h. 8.15 | Dolo | Squero Monumentale
Inaugurazione mostra “Mai più Hiroshima, mai più Nagasaki: Ban the Bomb”, ANPI Dolo e studentesse del Liceo Scientifico G. Galiei (visitabile lunedì 6 dalle 8, 15 alle 23, martedi 7, mercoledi 8, giovedì 9 dalle 16 alle 23
)

dalle 7.30 alle 14,00 | Mirano | P.zza Martiri
Apertura mostra itinerante dentro all'autobus

h. 11.02, Flashmob degli studenti 
con gli attori di V. Trolese e coordinato dalla Prof.ssa Anna Maria Angeli; Performance Bruno Tonolo e ass. Skate e Cultura

h. 18,00 | Noale | Casa Karibu
Saluto formale del Tavolo Intercomunale con Pace in Bici, Beati i costruttori di Pace
21 | Mirano | Parrocchia di S. L. Mandich
Spettacolo teatrale StorieAtomiche, epigoni di una bomba con saluti di Lisa Clark e don Albino Bizzotto

Giovedì 9.08
h. 21,00 | Dolo | Squero Monumentale
Spettacolo teatrale StorieAtomiche, epigoni di una bomba

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note sullo spettacolo teatrale:    (*) Storie Atomiche: epigoni di una bomba

Uno spettacolo teatrale di e con Irene Kassandra Silvestri e Matteo Campagnol
Storie atomiche, epigoni di una bomba  

Non è la storia della Bomba di Hiroshima, non è nemmeno la storia dei Giapponesi, o del Giappone post-nucleare. È la storia di due persone che appartengono a mondi completamente diversi e non si sono mai parlate, ma che hanno vissuto lo stesso tragico evento e che finalmente si incontrano: il pilota americano Claude Eatherly, al comando dell’aereo che il 6 agosto sgancia l’atomica, e il dottor Hachiya, medico all’ospedale delle comunicazioni di Hiroshima. 

Le parole dei due protagonisti ci daranno una visione inedita capace di attraversare il muro della storia. 




Riferimenti
ti.perlapace@gmail.com
Mira: 
Chiara Poppi, chiara.poppi@comune.mira.ve.it,  345 593 8262
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Mirano: 

Francesco Venturini, francesco.venturini@comune.mirano.ve.it,  366 564 1858

Salzano: 

Daniele Masiero,  335 564 9533

Spinea: 

Giovanni Litt, giovannilitt1994@gmail.com, 3484638971

La Filovia: Stefano Scattolin, lafilovia@gmail.com,                    39346530 1731


Con l'ANPI Spinea visita al Memoriale del campo di concentramento di Dachau e al Museo della Rosa Bianca

Con l'ANPI Spinea al Memoriale del campo di concentramento di Dachau e al Museo della Rosa Bianca - aprile 2018



L'incontro con Umberto Lodovici originario di Spinea  (Responsabile della mostra itinerante del Museo della Rosa Bianca) che ci ha fatto da guida nella visita del Campo e poi successivamente al Museo della Rosa Bianca

  • nome tedesco del memoriale: KZ-Gedenkstätte Dachau
  • apertura del campo: 22 marzo 1933 (fu il primo campo del genere)
  • liberazione del campo da parte dell'esercito americano: 29 aprile 1945
  • campi esterni per i lavori forzati collegati a Dachau: 150
  • prigionieri ufficialmente registrati nei 12 anni: 206.000
  • numero di prigionieri nel campo principale e in quelli esterni, nel momento del massimo affolamento (1944): 63.000
  • i prigionieri incarcerati erano: comunisti, socialisti, altri avversari politici del nazismo, ebrei, zingari, omossessuali, testimoni di Geova
  • prigionieri morti a Dachau: ca. 30.000, nei campi esterni di lavoro: ca. 10.000
  • prigionieri nel campo principale nel momento della liberazione: ca. 30.000
  • nazionalità dei prigionieri nel momento della liberazione: 31
  • apertura del memoriale 1965
  • apertura del centro di documentazione:  2003
  • visitatori del campo oggi: ca. 800.000 all'anno




L'entrata del Campo con la tristemente famosa scritta: Il lavoro rende liberi
Abbiamo visitato il memoriale del Campo di Concentramento di Dachau, in una tiepida giornata primaverile di sole ad Aprile di quest'anno. Un'esperienza per tutti molto toccante, per il significato che questi posti hanno avuto per le sorti di migliaia di persone.

Basti ricordare che questo campo, che è stato il primo ad essere costruito, per 12 anni ha significato morte e sofferenze indicibili per chi, prima delinquenti comuni e detenuti politici (socialisti e comunisti), poi prigionieri di guerra, ebrei, omosessuali, zingari e testimoni di Geova .

Il sole ci ha accompagnato illuminando e illuminandoci per tutto il tempo della visita del Memoriale (una piccola parte, quella centrale di tutto il complesso del campo di concentramento e nel centro di documentazione, allestito in una delle baracche ricostruite.

Difficile, se non fai uno sforzo di immaginazione riportare la dimensione del luogo a quella che era l'agghiacciante realtà di appena 73 anni fa.

Le foto che potete vedere nelle pagine successive riportano in parte quello che il visitatore oggi può ritrovare in questo luogo che ha determinato la morte e la sofferenza di esseri umani uguali in tutto per tutto a noi.

Dentro gli sguardi di chi come me visitava per la prima volta questo lager vedevo un'enorme tristezza, avendo ben presente anche la consapevolezza che era impossibile renderla adeguata e sufficientemente proporzionata alle mostruosità dei crimini commessi in questo luogo.

Il campo fu liberato il 29 aprile 1945, i soldati americani vi trovarono ammassati nelle baracche circa 30000 di uomini debilitati, denutriti, ammalati, oltre a montagne di cadaveri (morti quasi tutti di tifo, denutrizione e stenti per lavori forzati) nel piazzale antistante i forni crematori.
































Installazione monumentale nel piazzale dove veniva fatta l'adunata dei prigionieri con l'estenuante appello che durava ore 


MUSEO DEDICATO AL GRUPPO DI RESISTENZA LA ROSA BIANCA


La Fondazione Rosa Bianca di Monaco di Baviera mette a disposizione in traduzione italiana una mostra che offre un percorso storico e biografico alla scoperta di questa storia umana di resistenza al nazionalsocialismo. Si trovano le biografie dei fratelli Scholl, Willi Graf, Kurt Huber, Alexander Schmorell, nonché il racconto dei fatti drammatici che hanno portato al loro arresto e condanna a morte. Per maggiori informazioni rivolgersi al responsabile della mostra: Dott. Umberto Lodovici [fondazione.rosabianca(at)gmail.com].
Informazioni tra la mostra itinerante sulla Rosa Bianca (PDF, 1,82 MBytes)



La Rosa Bianca (in lingua tedesca: Weiße Rose) è stato un gruppo di studenti cristiani che si oppose in modo non violento al regime della Germania nazista. Il movimento fu attivo dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando i principali componenti del gruppo vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione  (tratto da Wikipedia)

Monumento a Sophie Schol all'interno dell'atrio della facoltà di Filosofia dell'Università di Monaco

Le copie originali dei ciclostilati  distribuiti dagli studenti 




LIBERTA' scritta sul retro del suo atto di accusa da Sophie Schol



Lapide dedicata ai martiri della Rosa Bianca


venerdì 4 novembre 2016

02 NOVEMBRE 2016 - SPINEA INCONTRA IL KURDISTAN

02 NOVEMBRE 2016 - SPINEA INCONTRA IL KURDISTAN
Il Kurdistan o Curdistan (in curdo e persiano Kurdistān, Paese dei curdi) è un vasto altopiano situato nel Medio Oriente e più precisamente nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia. Il Kurdistan è una nazione ma non uno Stato indipendente; il termine Kurdistan indicava la regione geografica abitata in prevalenza da curdi, ma ha poi acquistato anche una connotazione politica.
Piranshahr e Mahabad sono le due principali città della regione Mokrian.
I curdi parlano una propria lingua, appartenente al gruppo iranico della famiglia linguistica indoeuropea con numerose varianti dialettali, di cui le principali sono il Kurmanji, parlato nella parte curda della Turchia insieme al Badini e al Sorani, parlato nel Kurdistan iracheno. I curdi normalmente sono scolarizzati nella lingua del paese di cui hanno la cittadinanza (arabo, turco, russo, persiano, ...), che spesso non consente o ostacola l'uso del curdo, per cui il bilinguismo è una situazione assolutamente normale. Il curdo è trascritto in vari alfabeti (arabo, latino, cirillico). Nel Kurdistan sono parlate anche, da piccole minoranze, varie altre lingue di ceppo turco e indo-europeo.
La maggioranza degli abitanti aderisce all'Islam sunnita e sciita, un altro forte gruppo è rappresentato dai Cristiani (appartenenti a varie confessioni); vi sono inoltre minoranze di Yazidi, Zoroastriani, Yarsan, Alevi, Ebrei, Sarayi, Bajwan, Shabak Sarli, Mandei e Ahl-e Haqq.
La questione territoriale curda risale almeno alla fine dell'Impero ottomano il quale già ridimensionato col Trattato di Londra del 1913 che concludeva le guerre balcaniche, alla fine della prima guerra mondiale con il Trattato di Sèvres dell'agosto 1920 si trovò ridotto ad un modesto Stato entro i limiti di parte della penisola anatolica, privato di tutti i territori arabi e della sovranità sugli stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Con esso la Grecia guadagnava le città di Adrianopoli e Smirne, da cui i Greci furono allontanati nel 1923. Il Trattato, inoltre, prevedeva ampie tutele per le minoranze nazionali (armene e curde) presenti in Turchia e, ai suoi art. 62 - 64, garantiva ai curdi la possibilità di ottenere l'indipendenza all'interno di uno Stato i cui confini sarebbero stati definiti da una commissione della Società delle Nazioni designata ad hoc. Il Trattato ebbe quattro firmatari per conto del governo ottomano ma non venne ratificato dal Parlamento Ottomano poiché questo era stato precedentemente abolito il 18 marzo 1920. Esso ricevette il sostegno del Sultano Mehmet VI ma fu invece fortemente osteggiato dal "Padre dei turchi", Mustafa Kemal Pasha (Ataturk), già vincitore della Battaglia di Gallipoli, il quale vinse la Guerra Turca d'Indipendenza (1920-1923) e costrinse le ex potenze alleate a tornare al tavolo della negoziazione. Le parti firmarono e ratificarono un nuovo Trattato a Losanna nel luglio 1923, che cancellava ogni concessione ai curdi, agli armeni e ai greci. Lo storico territorio curdo si trovò diviso fra diversi nuovi stati.
Nel 1945 si forma, con l'appoggio dell'Unione Sovietica, il partito democratico curdo. Il 22 gennaio 1946, in territorio iraniano, viene proclamata la formazione di una repubblica popolare curda, con capitale Mahabad. Con il ritiro delle forze sovietiche, le truppe iraniane riconquistano il territorio, condannando a morte i vertici politici, compreso il Presidente Qazi Muhammad.
I Paesi dove essi risiedono non sono ovviamente disposti a rinunciare a parte del loro territorio e hanno spesso negato l'esistenza di una identità nazionale (e quindi politica) curda. In assenza di normali processi politici, i nazionalisti curdi hanno spesso fatto ricorso alla forza delle armi. Lo scontro è spesso violento e si sono segnalati atti terroristici e di guerriglia da parte curda, seguiti da feroci repressioni (ad es. il bombardamento di Halabjacon armi chimiche da parte dell'esercito iracheno di Saddam Hussein). Il Partito Democratico del Kurdistan (PDK) e la Unione Patriottica del Kurdistan (UPK) in Iraq.

Nella serata di mercoledì presso la sala consigliare del comune di Spinea c’è stato un interessante incontro con una delegazione Kurda nel corso del quale si sono potuti approfondire molteplici argomenti. Temi spesso sentiti al telegiornale e che, spesso, faccia fatica a comprendere